UNA BELLISSIMA SCOPERTA SCIENTIFICA GRB 171205A

17 gennaio 2019


UNA BELLISSIMA SCOPERTA SCIENTIFICA Osservatorio Astronomico Salvatore Di Giacomo raccontata da Nature, la più antica e importante rivista scientifica esistente.

La morte di una super stella … Altre facce di un buco nero

In questo mese di aprile siamo stati inondati, da parte di tutti i media, dall’immagine cosiddetta “del secolo” concernente la prima ripresa diretta, attraverso le onde radio, del buco nero super massiccio al centro della galassia M87; ma è da tempo che si indagano buchi neri attraverso lo studio di supernove (o Ipernove) generate dall’esplosione di stelle super massicce, da oltre 20 masse solari, denominate stelle di Wolf-Rayet.

 

 

Immagine ripresa dal GranTelescopio Canarias (GranTeCan) che mostra la supernova SN 2017iuk (indicata con una freccia) 18 giorni dopo la scoperta del GRB associato e la sua galassia ospite. Crediti: Antonio de Ugarte Postigo (Iaa/Csic)

 

Siamo abituati a ritenere che piccoli Osservatori amatoriali non siano idonei ad indagare fenomeni di questa portata, ma non è così. In particolare la supernova 2017iuk il 5 dicembre del 2017 ha generato il GRB171205A, un getto ad altissima energia di raggi gamma. Le esplosioni di raggi gamma (Gamma Ray Burst – GRB) sono le più potenti esplosioni dell’Universo, se si esclude il Big Bang. I GRB si verificano mediamente una volta al giorno e sono brevi, ma molto intensi; sono isotropi, vengono cioè da tutte le diverse direzioni del cielo e durano da qualche frazione di secondo, i più brevi, ad alcune centinaia di secondi, i più lunghi. Il GRB171205A era di questo secondo tipo ed è durato 190 secondi.
Quel mattino del 5 dicembre il Telescopio spaziale Burst Alert Telescope del Neil Gehrels Swift della NASA, specializzato per questo tipo di eventi, fu il primo a dare l’allarme. Il BAT aveva localizzato il Burst in una galassia a spirale a 500 milioni di a.l. dalla Terra, distanza abissale, ma tutto sommato modesta per le dimensioni dell’Universo; tanto modesta che questo “lampo” di radiazione gamma è considerato uno dei più prossimi a noi e quindi idoneo ad essere indagato in modo proficuo. Immediatamente dopo l’allerta entrano in azione il Gran Telescopio Canarias da 10,4 m di diametro a La Palma nelle Canarie e il Very Large Telescope dell’ESO nelle Ande cilene, sul Cerro Paranal. Con altre decine di telescopi, partecipa all’intensa campagna osservativa, anche quello del nostro Osservatorio “S. di Giacomo” ad Agerola che, se pur piccolo (solo 50 cm di diametro), è stato progettato e realizzato per essere gestito da remoto ed è, pertanto, attivabile in brevissimo tempo, quindi idoneo per poter osservare fenomeni transienti rapidi come i GRB.
Nel caso in oggetto, l’astrofisico Luca Izzo, attivo presso l’Istituto de Astrofisica de Andalucìa e associato INAF Presso l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, ha allertato il gruppo di ricerca dell’Associazione Astrofila AstroCampania, di cui fa parte, che gestisce l’Osservatorio di Agerola. Immediatamente, un componente del gruppo, Alfonso Noschese, attiva il telescopio e riesce a riprendere la controparte ottica del GRB171205A.

Dopo oltre un anno di studi, i risultati dell’analisi dei dati raccolti sono stati riportati in un articolo, redatto dal gruppo di ricerca capitanato dal nostro Luca Izzo, e pubblicato sulla più antica e prestigiosa rivista scientifica “Nature” il 16 gennaio 2019:
https://www.nature.com/articles/s41586-018-0826-3…

I risultati della ricerca, la prima di questo genere, migliorano la comprensione delle fasi conclusive della vita di una stella di grande massa.

A “Nature” fanno eco “Madia INAF” con il seguente articolo, sempre del 19 gennaio: https://www.media.inaf.it/2019/01/16/grb-171205a/

e anche il quotidiano napoletano “Il Mattino” nella sezione Tecnologia/Scienza, pubblica: https://www.ilmattino.it/…/prima_ecografia_lampo_gamma_scop…

Per indagare più approfonditamente sulle dinamiche dell’evento e sull’importanza dello studio che ne è derivato si rimanda ad un dettagliatissimo articolo, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista di cultura astronomica “Le stelle”, la n. 189 di aprile 2019.

 

Pubblicato da A.Catapano   – Articolo di Ettore Marmo